L’alba di un nuovo, imprevedibile, mondo
All’alba del ventunesimo secolo, la diffusione capillare dei computer nelle nostre case e l’esplosione di Internet ci stupirono con i repentini cambiamenti che portarono in così tanti aspetti della nostra quotidianità. Si intravedevano i primi segnali di una radicale trasformazione di quello che chiamiamo lavoro, man mano che sempre più attività trovavano una nuova collocazione nel mondo smaterializzato del computer. Quando ormai sembrava che la transizione ad una società fortemente basata sul lavoro e l’intrattenimento digitale fosse ormai avvenuta, divenne subito chiaro che ben altro si muoveva all’orizzonte.
Guardando indietro, non possiamo fare altro che prendere atto dell’impatto che la rivoluzione digitale ha avuto sul modo in cui comunichiamo, lavoriamo, ci divertiamo e finanche socializziamo. La progettazione grafica non fa eccezione a questo cambiamento. La tecnologia ora svolge un ruolo importante nella creazione di lavoro digitale disponibile in molti campi. Design del portfolio, presentazioni, segnaletica, loghi, siti web, animazioni e persino la produzione architettonica hanno percorso una lunga strada dagli albori della rivoluzione digitale ad oggi.
Se fino a due decenni fa la progettazione grafica si concentrava esclusivamente sugli ovvi elementi grafici di un prodotto come i suoi imballaggi e materiali di marketing, e per i più strutturati la possibilità di lavorare per televisione o grandi opere come gli aeroporti o le metropolitane delle grandi città, oggi la tecnologia ha permesso ai marchi di avere una maggiore visibilità online, consentendo alle aziende di interagire con i propri clienti e consumatori, e ha anche permesso di rivedere e analizzare i dati in tempo reale per misurare e vedere quali sorgenti stanno generando più traffico. Possiamo praticamente analizzare digitalmente il tipo di contenuti e grafica che stanno ottenendo più impressioni sui media, più “Mi piace”, più salvataggi e, in definitiva, risultano più interessanti e portano più “conversioni” tra il pubblico.
Lo stile proteiforme al tempo dell’immanenza volatile
L’inizio del XXI secolo è notoriamente caratterizzato dal crollo delle grandi ideologie politiche e sociali del novecento; l’avvento dell’informazione costante e dei social network hanno fatto il resto, isolando il singolo e frammentando la forza delle “voci” ufficiali, che un tempo – nel bene e nel male – decidevano della precedenza e importanza delle informazioni, lasciandoci con la responsabilità senza precedenti di poter scegliere chi e cosa ascoltare, come e quando recepire informazioni. Il risultato è un’epoca che non riesce a guardare più avanti del proprio sguardo, sospesa in una sorta di bolla dalle prospettive impalpabili e piena di rumore bianco: l’insieme totale del flusso di informazioni e input culturali che si accavallano senza sosta attraverso i nostri dispositivi sempre connessi alla rete. In questo contesto, è difficile individuare vere correnti stlistiche che caratterizzino il progetto grafico contemporaneo.
Se di una caratteristica il progetto grafico moderno non può fare a meno, è la struttura flessibile/adattabile che il progetto deve avere per potersi letteralmente piegare ad ogni necessità. Vincono i progetti che, accanto a loghi in genere semplici, immediati e di grande impatto visivo, si distinguono per la scelta di colori fortemente caratterizzanti, font proprietari, pattern grafici pensati in forma di campiture e geometrie facilmente riconfigurabili, il tutto all’insegna dell’immagine aziendale totale, dal social network al cartellone pubblicitario, dalla “app” al video.
Si potrebbe dire che emergono, oggi più che un tempo, quelle figure con voci forti, chiare e strutturate in grado di controllare progetti estesi alla stregua di registi della creatività. Mentre le correnti più o meno sotterranee, più o meno ricercate, più o meno dirompenti, si inseguono in continuazione producendo spesso materiale straordinario che esalta in nuce lo spirito del tempo, professionisti come Michael Bierut, Paula Scher (entrambi associati dell’agenzia di fama mondiale Pentagram), Stefan Sagmeister e Jessica Walsh propongono progetti di grande coerenza, sia essa esecutiva, concettuale o artistica.
Ma negli anni ’10 del 2000 si è assistito anche all’emergere della corrente definita da alcuni “New Ugly Design” che, in perfetta aderenza con la denominazione, promuove l’abbandono totale dei parametri stilistici canonizzati nel corso del tempo a favore di un’assemblaggio (apparente?) di elementi grafici e tipografici “opposti” a tutto: sfumature multicolore, geometrie che si rincorrono lungo tracciati dall’andamento casuale, forme disposte con indolente noncuranza, caratteri con il bordo colorato possibilmente senza riempimento oppure riempimento sfumato policromatico. Un’equivoca estetica del brutto in pura chiave digitale che, come qualsiasi espressione artistica, per sovresposizione, acquista infine un senso. Misterioso ed opinabile, ma pur sempre un senso.
Evoluzione continua delle possibilità di applicazione del progetto grafico
Con Internet come principale fonte di marketing ed esposizione, le aziende hanno investito moltissimo nella creazione di contenuti per la comunicazione con i clienti, analisi e feedback in tempo reale da parte dei consumatori. Aziende multinazionali impiegano i team di marketing più sofisticati del mondo per diffondere il loro messaggio e acquisire analisi sui media digitali a livello globale. Ad esempio, Ikea ha lanciato un’esperienza di cucina in realtà virtuale che ti offre una cucina virtuale a grandezza naturale. Il programma pilota ha lo scopo di raccogliere feedback e suggerimenti dagli utenti. Questo è un ottimo esempio di come le aziende utilizzano analisi e feedback dei clienti per migliorare le proprie strategie di marketing dei contenuti e le offerte di prodotti.
Il content marketing e l’evoluzione della progettazione grafica per il marketing digitale continuano a crescere. Un settore che sta vedendo l’impatto di questa crescita è il settore alberghiero. È la fusione di creatività, tecnologia e i giusti strumenti di grafica e web design che hanno distinto alcune aziende del settore dell’ospitalità dal resto. Sulla carta, gli ultimi tempi sono stati molto importanti per l’industria dell’ospitalità, con il marketing digitale che ha avuto un ruolo enorme nel generare entrate. In tutto ciò la progettazione grafica e il contenuto di qualità giocano un ruolo importante, poiché il contenuto rimane il re. I giganti dell’ospitalità continuano a investire nel marketing moderno per aumentare i tassi di prenotazione e riempire più posti letto. Virgin Hotels, ad esempio, osserva costantemente la performance dei contenuti presenti sulla home page del suo sito. I grandi marchi alberghieri possono generare un coinvolgimento effettivo, presentando una grafica accattivante nei media online per ottenere un vantaggio competitivo rispetto ad altri. Lo stesso vale per i grandi tour operator virtuali (pensiamo ad Expedia, Viator, GetYourGuide), che fanno della grafica dei propri siti, della loro facilità d’uso e del continuo aggiornamento dell’offerta i principali strumenti di persuasione nel loro segmento.
Ma c’è molto altro. Lo sconfinato mondo dei videogiochi è contemporaneamente un intricato castello di progettualità anche grafiche. Basti pensare alle interfacce di gioco, il packaging, la presenza online, o la progettazione dei giochi stessi. Le cosidette “App”, le piccole applicazioni che affollano i nostri smartphone, sono esempi raffinati di progettazione grafica concentrata in uno spazio ristretto. I sistemi operativi degli stessi telefoni cellulari sono graficamente sempre più essenziali, funzionali e intuitivi, man mano che la loro complessità e profondità aumenta. Il mondo dei social network è un ecosistema enorme che “assorbe” tantissima grafica, continuamente e in evoluzione costante.
Freelance, pro e contro
Insieme al miglioramento della tecnologia della grafica digitale, anche le carriere in questo campo si sono evolute. I grafici non sono più incollati alle loro postazioni di lavoro. Con i software di progettazione grafica ora prontamente disponibili su laptop e telefoni cellulari tramite app, è diventato molto più facile per loro lavorare in qualsiasi parte del mondo, il che d’altra parte rende anche (o purtroppo) più facile per le aziende esternalizzare i talenti senza doverne assumere in sede.
Nel 2016, Adobe (che alla fine del secondo decennio del XXI secolo resta inconfutabilmente la software house di riferimento per il mondo del progetto grafico, e non solo) ha guadagnato la cifra esorbitante di 5,85 miliardi di dollari rispetto ai 4,8 miliardi del 2015. Questa cifra rappresenta ciò che l’azienda ha guadagnato dai suoi abbonamenti alla cosiddetta Creative Cloud in cui trovano convivenza Photoshop, InDesign e Illustrator. I grafici possono ora lavorare ovunque desiderino ed essere ancora connessi con i loro uffici. Questa occasione ha portato alla nascita di designer freelance che ora lavorano nei loro rispettivi spazi creativi in qualsiasi parte del mondo, cosa che per alcune aziende si è rivelata molto più conveniente rispetto all’assunzione di qualcuno in casa. Upwork e Freelancer, per esempio, hanno costruito la loro intera esistenza sull’uso di liberi professionisti creativi in cui le aziende, i proprietari individuali o gli individui possono reperire talenti freelance visionando i loro curriculum, i portfolio e le recensioni dei clienti in pochi minuti.
Certo, le nuove tecnologie portano nuovi problemi, come appunto quello delle risorse esterne. La tendenza a non assumere potrebbe trovare una controtendenza in un ipotetico futuro, ma al momento è difficile immaginare quali possano essere le condizioni per innescare un’inversione in questo senso. Apparentemente, il futuro del freelance come lo abbiamo inteso fino ad oggi (solitario, con un parco clienti limitato e una copertura dell’offerta parziale) non è roseo.
Più grande è meglio
La realtà è che indubbiamente le agenzie grandi e medie godono invece di ottima salute. Nessuna azienda importante affiderebbe la propria comunicazione ai piccoli grafici che popolano piattaforme come Upwork: il profilo economico dei grandi committenti è così alto e le loro necessità sono così articolate, interconnesse ed estese da non poter essere gestite da una galassia di piccole figure più o meno professionali, e una interpretazione errata delle loro esigenze si trasforma istantaneamente in perdite milionarie. Ed è vero anche che pure le piccole aziende hanno dei bisogni minimi molto diversi da quelli di pochi anni fa, poiché tutte hanno una seppur minima presenza online, il che comporta la gestione dei social network, la produzione di grafiche ad-hoc, un piccolo sito web e così via.
Oggi più che mai è necessaria la costituzione di agenzie strutturate che ospitino al loro interno figure professionali in grado di coprire le molteplici sfaccettature del mondo del graphic design odierno: non solo grafici tradizionalmente intesi, quindi, ma tecnici dei linguaggi di programmazione per il web, animatori, consulenti di marketing tradizionale e online, copywriters e, perché no, figure con nozioni legali ed economiche, meglio se relative alla comunicazione e al diritto d’autore. Infine, una lista di professionisti pronti ad implementare le capacità dello studio: allestitori, tecnici del suono e tutte quelle figure che potrebbero essere di aiuto nel variegato campo della comunicazione. Infine, non è da sottovalutare il fatto che entità troppo piccole o poco strutturate hanno poche speranze di accaparrarsi progetti ambiziosi di grande respiro, o finanziamenti per azioni specifiche.
Inutile dire che la tecnologia e la creatività non assumono mai una forma stabile, quindi è inevitabile che il design grafico cambi mentre andiamo avanti. L’aumento del marketing dei contenuti e del buon design continuerà a incidere sui profitti delle imprese. La progettazione grafica sarà sempre uno strumento necessario per l’espressione artistica, economica, di marketing e architetturale e continuerà ad evolversi grazie ai progressi della tecnologia e dei media online.
Hai letto i precedenti capitoli di questa breve Storia del Graphic Design?
Li trovi a questi link:
3. La nuova sperimentazione progettuale ed artistica (1918 – anni ’30)
7. Il progetto grafico nell’era digitale (metà anni ’80 – fine ‘900)